Este buscador realiza búsquedas sobre el texto íntegro de los Artículos, Poblamientos, Imágenes y Archivo de conocimientos, así como sobre los comentarios a los Artículos y Poblamientos.
Pulsa este icono si opinas que la información está fuera de lugar, no tiene rigor o es de nulo interés. Tu único clic no la borarrá, pero contribuirá a que la sabiduría del grupo pueda funcionar correctamente.
"In questa tradizione sono stati individuati legami con i Saturnali romani e con i riti dedicati alla divinità celtica Brigit, che nella trasposizione cristiana sarebbe stata trasformata in Santa Brigida. La Festa dell'orso potrebbe interpretata come una reminiscenza del Sol invictus: un'ipotesi che non è accettata da tutti, poiché, per le aree alpine, vanno comunque tenute in debito conto le influenze delle religioni di natura precristiana, in cui il "dio-orso" aveva un ruolo non secondario all'interno dei rituali. Secondo un'altra interpretazione, l'orso incatenato, beffeggiato e picchiato, anche solo in senso simbolico, rientrerebbe nell'ambito delle pratiche apotropaiche, che tendono a tradurre nella metafora del ballo la vittoria del bene sul male. In questo senso, il male potrebbe essere l'inverno: ecco quindi che la ricostruzione della cacciata dell'animale tenderebbe a suggerire una trasposizione simbolica della vittoria della primavera sulla stagione più fredda".
Il ballo "de l’urss" (ballo dell’orso) è forse il più antico. Due uomini mimano a tempo di marcia i movimenti dell’orso muniti di una patata in bocca e girando accovacciati per la stanza. È una danza tipica di Pescarzo di Cemmo. -
The Resian community, living in the north-east of Friuli, retains an ancient musical tradition based on the ossessive sound of archaic fiddle and cello. We learned both these tunes from the playng of the late "Giuankala": the first is named after the village of Uccea, the second is "the bear dance".
Pero la cosa mas interesante es el hecho que los habitantes de los Abruzzi, en Italia centro-meridional, se iban a Inglaterra y Espana con un oso para hacerlo bailar
Y lo hacian tocando una gaita
http://www.calamus.it/percorsi.html
: "Le regioni più utili per lo ballo dell’orso sono la Spagna, e la Gran Brettagna: alcuni de’ nostri montagnari si sono maritati in Inghilterra, ed abbiam veduto le generose inglesi seguire i loro sposi in compagnia dell’orso fino a’ tugurj di S. Biase.".
(da: Statistica del Regno di Napoli nel 1811, pubblicata a cura di Domenico Demarco)
Una considerazione particolare, va riservata, al douzou, animale immaginario del patrimonio magico valdese, esaminato da Jean Jalla. In realtà, douzou, nei patois della val Pellice significa “gufo reale” (lo stesso uccello è chiamato, in val Germanasca duzou ) oppure l’ “allocco” (secondo altri), ma nella specifica leggenda raccolta dall’autore citato, l’animale alato si rivolgerebbe alla ragazza con una aggressione verbale di carattere sessuale e neppure troppo velata. L’uccello-spirito griderebbe, infatti: “Doumlou!” (variante di “Dounomlou!”, cioè “Dammelo!”). Già Jalla (e sulla scia di costui, Trivellin) lo identificò con quegli spiriti che i Celti chiamarono Dusii, perché citati da Sant’Agostino, che li credette demoni incubi e sostenne che si divertissero a tormentare le donne. Circa gli Incubi/Dusii, Gregorio Magno (nella glossa a Isaia XIII, 21) li individuò come “stupratori”, affermando che incubare avrebbe voluto dire proprio “stuprare una donna”. Ovviamente, il passaggio dal dusius al diabolus, in ambito cristiano dovette essere precoce. I Dusii erano spiriti conosciuti anche nell’Inghilterra ai tempi dei Celti: qui, dopo la parificazione tra questi spiriti ed i demoni del Cristianesimo, deuce (pr. diùs) diventò sinonimo di devil = “diavolo”, tanto che ciò vale non solo nella lingua medievale, ma anche in quella odierna. Non per nulla, il diavolo degli inquisitori tormenterà le donne e le costringerà a rapporti sodomitici. Agostino, nel De Civitate Dei, accomunò, infatti, i Dusii celtici ai Silvani ed ai Fauni latini, che, come sappiamo, vennero sempre raffigurati in modo estremamente simile ai diavoli del Medioevo:
“Si sente dire ripetutamente (…) che i Silvani e i Fauni, comunemente detti incubi, spesso in modo disonesto si sono fatti avanti alle donne, reclamando e ottenendo l’unione sessuale; altri, poi (…)assicurano (…) che taluni demoni chiamati Dusii dai Galli, provocano e portano a compimento abitualmente queste azioni oscene”.
Anche Gregorio Magno, Isidoro di Siviglia e Gervasio di Tilbury concordarono su tale fatto. Se ne occuparono, poi, come di demoni infernali anche gli Autori del Malleus Maleficarum (parte I, domanda III).
L’unica attestazione celtica diretta si ha nel folklore bretone, dove si parla di uno spirito detto Teuz o Tuzik.
Dei douzou più nulla si sa in valle Po, ma li si conosce, invece, in val Varaita, dove vengono chiamati duzou: il che fa pensare che, nella prima vallata, la perdita della tradizione sia un fatto recente. Specificamente, in val Varaita, il duzou è, ormai, una entità a metà tra un leggendario signorotto locale, reclamante lo jus primae noctis ed un mascoun, che vuole arrivare a esercitare la stessa prerogativa. A Melle, Duzou è inteso quasi come il cognome di una dinastia feudale e, perciò si dice che, fino all’atterramento del castello, tale dinastia vi avrebbe risieduto. Tempo dopo, uno dei Duzou avrebbe abitato nella cosiddetta Cà dal Magou: il signorotto avrebbe preteso ancora di consumare con una sposina novella, ma costei l’avrebbe ucciso e, da allora, gli eredi del signore avrebbero rinunciato ad esercitare quel diritto. L’avvocato Giampiero Boschero di Saluzzo, originario di quella valle, ricercatore e studioso della realtà occitana intralpina, mi ha confermato che la leggenda del Duzou era diffusa anche in quel di Frassino, dove si raccontava una leggenda simile a quella di Melle, ma si localizzava la casa del mascoun in una borgata detta La Coumbëtto. Qui, la casa del Duzou, dopo la morte dell’ultimo personaggio definibile come tale, non sarebbe più stata abitabile. Chi vi si fosse introdotto solo avrebbe sentito rumori e urla da oltretomba, a meno che non vi fosse entrato in compagnia di un’altra persona o di un animale. Il Duzou, a Frassino, sembrava essere un personaggio rivestente una carica pubblica imprecisata e l’ultimo pare che morì durante un’impresa compiuta in soccorso di un altro Duzou dell’alta valle. Fredo Valla, scrittore e sceneggiatore, anch’egli originario della val Varaita, dice di aver sentito chiamare questo personaggio, nell’infanzia, Dugou, ma questa parrebbe una semplice variante dialettale (d’altronde, in francese, il “gufo reale”, si chiama Duc). Anche in valle Stura, a Gaiola, esiste un “Castello del Duzou”. A Ghigo di Praly, in val Germanasca, invece, lou Duzou è, ormai, solo uno spauracchio per bambini (fonte: ALI).
Alcune considerazioni ulteriori. In Persia, gli zoroastriani credono nell’esistenza di una forza demoniaca ctonia chiamata Drug: nel libro “Zend Avesta” (III; 33, 35, 40, 160) , questo spirito incarna la “falsità”. I Russi, prima della cristianizzazione, credevano anch’essi nell’esistenza di spiriti ctonii chiamati, al singolare Drug ed al plurale Druz’ya. Oggi, il termine (come Podruga) significa solo più “amico/amici”: ciò ci porta a considerare che per gli Slavi pagani si trattasse di “forze amiche”. Occorre, però, specificare che l’intero popolo russo, avrebbe adorato questi spiriti soltanto durante il “festival religioso” detto “dei Volkhvy” (cioè, “dei Maghi neri”: una grande rivolta anticristiana sarebbe stata animata da costoro, nel secolo XI d..C.), mentre, negli altri periodi dell’anno, le “famiglie bianche” avrebbero sacrificato alle divinità solari e unicamente le “famiglie nere” avrebbero continuato ad intrattenere rapporti con gli spiriti ctonii. Guarda caso, poi, anche nel norvegese antico Draugr è uno spirito dell’oltretomba.
A volte, la stessa profferta sessuale è compiuta, in altre tradizioni orali valdesi, dal Javanel o Janavel, che è un rapace notturno differente. In altre leggende valdesi, più castigate, il volatile vorrebbe rapire il bambino che una donna ha nella sua gerla e costei risponderebbe sempre con la frase: “Venetlou pihà!”. Si tratta chiaramente di un mascheramento moraleggiante della leggenda antica. Non bisogna dimenticare, poi, che esiste una famosa filastrocca italiana, usata dai bambini come “conta”, nella quale sono tre civette ad amoreggiare con una ragazza: Ambarabà, Ciccì, Coccò/ Tre civette sul comò/che facevano l’amore/con la figlia del dottore/ il dottore si ammalò/Ambarabà, Ciccì, Coccò. Nel XIX secolo, poi, l’autore americano Charles Leland, nel suo volume Etruscan Roman Remains (www.blackcrescent.com/gEtru_P15.html), raccolse nell’Italia centrale la seguente filastrocca, riferita ad un folletto :
“Si–sono a letto,
Con tua figlia,
E’ incinta
D'un bel bambino:
Son un spirito folletto
Che la tua figlia voglio amar,
E molti figli voglio crear,
Molti figli jo l'avrò,
E tua figlia
Sempre amerò”.
Interessante è vedere come in Inghilterra, nel Medioevo, esistesse uno spiritello “sporcaccione”, che venne chiamato Robin Goodfellow (Robertus Bonuscomes…non dimentichiamo, che anche nell’antichità latina ci si rivolgeva alle divinità con appellativi del tipo bonus/bona: la valenza di fellow è, comunque, di duplice segno; da una parte, comes/amicus, dall’altra fallo maschile). Thomas Percy, in Reliques of Ancient English Poetry (1765). 3rd. edn. (London: J. Dodsley, 1775), citò questa composizione riferita proprio a tale spiritello:
When house or harth doth sluttish lye,
I pinch the maidens black and blue;
The bed-clothes from the bedd pull I,
And lay them naked all to view.
'Twixt sleep and wake,
I do them take,
And on the key-cold floor them throw.
If out they cry
Then forth I fly,
And loudly laugh out, ho, ho, ho !
Centosettanta anni prima Shakespeare scrisse, in Sogno di una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Dream, 1594):
..that shrude and knavish sprite
Call'd Robin Goodfellow; are you not he
That frights the maidens of the villagery;
Skim milk, and sometimes labour in the quern
And bootless make the breathless housewife churn;
And sometime make the drink to bear no barm;
Mislead night wanderers, laughing at their harm ?
Those that Hobgoblin call you, and sweet Puck,
You do their work, and they should have good luck.
Puck (per gli irlandesi, Pooka) era solo un altro modo di definire lo spiritello in questione.
Comme "la Tarasca " en Provence, "lo babau" dans le Pays-Niçois est un être imaginaire dont on se sert pour faire peur aux petits enfants. En ce début d’année 2005, où chaque niçois se doit de préparer le Carnaval
LORO HABET QVE ILLVD
VINCVLATV ET GAVDE SE-
QVENTI PRIVILEGIO VIDET
CET ANEST? OBTINENDV AB AGI
QVO NEOPHITO EI QVI N SIT?
S.G.S? ET DISCENDENTI PVRI-
TATE LAVREATVS 1648
LORO (???) HABET QVE EI IL(L)VD
VINCVLATV ET GAVDE SE-
QVENTI PRIVILEGIO VIDEL(I)CET
NON EST OBTINENDV AB AGI
QVO NEOPHITO ET QVI NON SIT
S.G.S.
ET DISCENDENTI
E(T) PRO VERITATE
LAUREATUS 1648
mira, mira, "tegi"
en muchos lugares de la Occitania se habla de "tei/teit" con significado de "establo".
En piamontes "tèit" "tet" es un pequenisimo borgo rural, un asientamento de dos o tres familias.
creo que venga del galo "athegia", crzado col latin "tectum"
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
nosotros conocemos testiculos y partes...utilizamos todavia testiculos...porqué el tabù es social, pero no es magico-religioso...
ahora, pero, si fuese napolitano...despues de haber dicho una cosa asì, me tocaria :-)
Biblioteca: FEIXOO
Mira, acà hay mucha gente que un poquito de latin lo lee...indica por favor adonde tomaste estas noticias que hablan de soldados romanos.
Y de Cesar.
Entiendo decir en fuentes antiguas.
Pues vamos leer
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Ballo dell'orso a Mompantero (valle di Susa-Piemonte-Italia)
http://www.montagnedoc.it/template_scheda.php?cat=29&tipo=catalogo&ID=684
"In questa tradizione sono stati individuati legami con i Saturnali romani e con i riti dedicati alla divinità celtica Brigit, che nella trasposizione cristiana sarebbe stata trasformata in Santa Brigida. La Festa dell'orso potrebbe interpretata come una reminiscenza del Sol invictus: un'ipotesi che non è accettata da tutti, poiché, per le aree alpine, vanno comunque tenute in debito conto le influenze delle religioni di natura precristiana, in cui il "dio-orso" aveva un ruolo non secondario all'interno dei rituali. Secondo un'altra interpretazione, l'orso incatenato, beffeggiato e picchiato, anche solo in senso simbolico, rientrerebbe nell'ambito delle pratiche apotropaiche, che tendono a tradurre nella metafora del ballo la vittoria del bene sul male. In questo senso, il male potrebbe essere l'inverno: ecco quindi che la ricostruzione della cacciata dell'animale tenderebbe a suggerire una trasposizione simbolica della vittoria della primavera sulla stagione più fredda".
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Ballo dell'orso in Lombardia
http://www.camunity.it/paesi/cultura_folklore/galber/galber_pag3.htm
Il ballo "de l’urss" (ballo dell’orso) è forse il più antico. Due uomini mimano a tempo di marcia i movimenti dell’orso muniti di una patata in bocca e girando accovacciati per la stanza. È una danza tipica di Pescarzo di Cemmo. -
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
El bal del oso a Goa en India
http://it.webindia123.com/index.asp?lp=en_it&url=webindia123.com%2FGOA%2FArt%2FArts.htm
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
El bal del oso en el Friul de lengua eslovena
The Resian community, living in the north-east of Friuli, retains an ancient musical tradition based on the ossessive sound of archaic fiddle and cello. We learned both these tunes from the playng of the late "Giuankala": the first is named after the village of Uccea, the second is "the bear dance".
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Pero la cosa mas interesante es el hecho que los habitantes de los Abruzzi, en Italia centro-meridional, se iban a Inglaterra y Espana con un oso para hacerlo bailar
Y lo hacian tocando una gaita
http://www.calamus.it/percorsi.html
: "Le regioni più utili per lo ballo dell’orso sono la Spagna, e la Gran Brettagna: alcuni de’ nostri montagnari si sono maritati in Inghilterra, ed abbiam veduto le generose inglesi seguire i loro sposi in compagnia dell’orso fino a’ tugurj di S. Biase.".
(da: Statistica del Regno di Napoli nel 1811, pubblicata a cura di Domenico Demarco)
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Los que hacian bailar el oso, a Parma en Emilia, se llamaban "orsanti" (osantes)
www.donneinviaggio.com/turiste/festival%20girovaghi.htm
En sicilia: la mascara del oso a Saponara
(Messina)
http://www.solnet.it/carnevaledisaponara/saponara.htm
En Cerdena, el baile del oso estaba asociado a una mascara que se llama Mamuthone
http://www.mamuthonesmamoiada.it/docs/i_mamuthones.pdf
En Francia, en el Béarn
http://www.ville-pau.fr/05culture-festivals/index.html?http://www.ville-pau.fr/05culture-festivals/article/carnaval-biarnes.html
En Catalunya
http://www.pratsdemollolapreste.com/france/index.php?cat=fete_de_ours
Biblioteca: Aljamía, arabismos, sefaradí
Creo que sea un enlace interesante y te lo propongo :-)
http://www.uwm.edu/~corre/
A Glossary
of
Lingua Franca
Biblioteca: Aljamía, arabismos, sefaradí
lo sé que lka lingua franca es otra cosa...pero tiene que ver tambien con la manera de hablar de los judios serfardìes
Biblioteca: FEIXOO
Por cierto yo no soy tu enemigo :-)
pero no puedo ponerme a precisar todo el material que dices...dàme indicacciones precisas..
libros...capitulos
Ciao
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
l nombre atta, que has citado, Silmarillion, me parece que existiese en huno, tambien...attila era "pequeno padre"...y "ata" tenia que ser goto...
piensa que en la Italia meridionao, en Apulia, padre se dice "attèn" y tu padre "attànt"
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Tusuri: iz.
1 nombre antiguo del diablo
en galico existia "dusios" que es citado por Sabto Augustin...
y en occitano "lu duzu" es un ave diabolico que toma el...a las mujeres
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Una considerazione particolare, va riservata, al douzou, animale immaginario del patrimonio magico valdese, esaminato da Jean Jalla. In realtà, douzou, nei patois della val Pellice significa “gufo reale” (lo stesso uccello è chiamato, in val Germanasca duzou ) oppure l’ “allocco” (secondo altri), ma nella specifica leggenda raccolta dall’autore citato, l’animale alato si rivolgerebbe alla ragazza con una aggressione verbale di carattere sessuale e neppure troppo velata. L’uccello-spirito griderebbe, infatti: “Doumlou!” (variante di “Dounomlou!”, cioè “Dammelo!”). Già Jalla (e sulla scia di costui, Trivellin) lo identificò con quegli spiriti che i Celti chiamarono Dusii, perché citati da Sant’Agostino, che li credette demoni incubi e sostenne che si divertissero a tormentare le donne. Circa gli Incubi/Dusii, Gregorio Magno (nella glossa a Isaia XIII, 21) li individuò come “stupratori”, affermando che incubare avrebbe voluto dire proprio “stuprare una donna”. Ovviamente, il passaggio dal dusius al diabolus, in ambito cristiano dovette essere precoce. I Dusii erano spiriti conosciuti anche nell’Inghilterra ai tempi dei Celti: qui, dopo la parificazione tra questi spiriti ed i demoni del Cristianesimo, deuce (pr. diùs) diventò sinonimo di devil = “diavolo”, tanto che ciò vale non solo nella lingua medievale, ma anche in quella odierna. Non per nulla, il diavolo degli inquisitori tormenterà le donne e le costringerà a rapporti sodomitici. Agostino, nel De Civitate Dei, accomunò, infatti, i Dusii celtici ai Silvani ed ai Fauni latini, che, come sappiamo, vennero sempre raffigurati in modo estremamente simile ai diavoli del Medioevo:
“Si sente dire ripetutamente (…) che i Silvani e i Fauni, comunemente detti incubi, spesso in modo disonesto si sono fatti avanti alle donne, reclamando e ottenendo l’unione sessuale; altri, poi (…)assicurano (…) che taluni demoni chiamati Dusii dai Galli, provocano e portano a compimento abitualmente queste azioni oscene”.
Anche Gregorio Magno, Isidoro di Siviglia e Gervasio di Tilbury concordarono su tale fatto. Se ne occuparono, poi, come di demoni infernali anche gli Autori del Malleus Maleficarum (parte I, domanda III).
L’unica attestazione celtica diretta si ha nel folklore bretone, dove si parla di uno spirito detto Teuz o Tuzik.
Dei douzou più nulla si sa in valle Po, ma li si conosce, invece, in val Varaita, dove vengono chiamati duzou: il che fa pensare che, nella prima vallata, la perdita della tradizione sia un fatto recente. Specificamente, in val Varaita, il duzou è, ormai, una entità a metà tra un leggendario signorotto locale, reclamante lo jus primae noctis ed un mascoun, che vuole arrivare a esercitare la stessa prerogativa. A Melle, Duzou è inteso quasi come il cognome di una dinastia feudale e, perciò si dice che, fino all’atterramento del castello, tale dinastia vi avrebbe risieduto. Tempo dopo, uno dei Duzou avrebbe abitato nella cosiddetta Cà dal Magou: il signorotto avrebbe preteso ancora di consumare con una sposina novella, ma costei l’avrebbe ucciso e, da allora, gli eredi del signore avrebbero rinunciato ad esercitare quel diritto. L’avvocato Giampiero Boschero di Saluzzo, originario di quella valle, ricercatore e studioso della realtà occitana intralpina, mi ha confermato che la leggenda del Duzou era diffusa anche in quel di Frassino, dove si raccontava una leggenda simile a quella di Melle, ma si localizzava la casa del mascoun in una borgata detta La Coumbëtto. Qui, la casa del Duzou, dopo la morte dell’ultimo personaggio definibile come tale, non sarebbe più stata abitabile. Chi vi si fosse introdotto solo avrebbe sentito rumori e urla da oltretomba, a meno che non vi fosse entrato in compagnia di un’altra persona o di un animale. Il Duzou, a Frassino, sembrava essere un personaggio rivestente una carica pubblica imprecisata e l’ultimo pare che morì durante un’impresa compiuta in soccorso di un altro Duzou dell’alta valle. Fredo Valla, scrittore e sceneggiatore, anch’egli originario della val Varaita, dice di aver sentito chiamare questo personaggio, nell’infanzia, Dugou, ma questa parrebbe una semplice variante dialettale (d’altronde, in francese, il “gufo reale”, si chiama Duc). Anche in valle Stura, a Gaiola, esiste un “Castello del Duzou”. A Ghigo di Praly, in val Germanasca, invece, lou Duzou è, ormai, solo uno spauracchio per bambini (fonte: ALI).
Alcune considerazioni ulteriori. In Persia, gli zoroastriani credono nell’esistenza di una forza demoniaca ctonia chiamata Drug: nel libro “Zend Avesta” (III; 33, 35, 40, 160) , questo spirito incarna la “falsità”. I Russi, prima della cristianizzazione, credevano anch’essi nell’esistenza di spiriti ctonii chiamati, al singolare Drug ed al plurale Druz’ya. Oggi, il termine (come Podruga) significa solo più “amico/amici”: ciò ci porta a considerare che per gli Slavi pagani si trattasse di “forze amiche”. Occorre, però, specificare che l’intero popolo russo, avrebbe adorato questi spiriti soltanto durante il “festival religioso” detto “dei Volkhvy” (cioè, “dei Maghi neri”: una grande rivolta anticristiana sarebbe stata animata da costoro, nel secolo XI d..C.), mentre, negli altri periodi dell’anno, le “famiglie bianche” avrebbero sacrificato alle divinità solari e unicamente le “famiglie nere” avrebbero continuato ad intrattenere rapporti con gli spiriti ctonii. Guarda caso, poi, anche nel norvegese antico Draugr è uno spirito dell’oltretomba.
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
A volte, la stessa profferta sessuale è compiuta, in altre tradizioni orali valdesi, dal Javanel o Janavel, che è un rapace notturno differente. In altre leggende valdesi, più castigate, il volatile vorrebbe rapire il bambino che una donna ha nella sua gerla e costei risponderebbe sempre con la frase: “Venetlou pihà!”. Si tratta chiaramente di un mascheramento moraleggiante della leggenda antica. Non bisogna dimenticare, poi, che esiste una famosa filastrocca italiana, usata dai bambini come “conta”, nella quale sono tre civette ad amoreggiare con una ragazza: Ambarabà, Ciccì, Coccò/ Tre civette sul comò/che facevano l’amore/con la figlia del dottore/ il dottore si ammalò/Ambarabà, Ciccì, Coccò. Nel XIX secolo, poi, l’autore americano Charles Leland, nel suo volume Etruscan Roman Remains (www.blackcrescent.com/gEtru_P15.html), raccolse nell’Italia centrale la seguente filastrocca, riferita ad un folletto :
“Si–sono a letto,
Con tua figlia,
E’ incinta
D'un bel bambino:
Son un spirito folletto
Che la tua figlia voglio amar,
E molti figli voglio crear,
Molti figli jo l'avrò,
E tua figlia
Sempre amerò”.
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Interessante è vedere come in Inghilterra, nel Medioevo, esistesse uno spiritello “sporcaccione”, che venne chiamato Robin Goodfellow (Robertus Bonuscomes…non dimentichiamo, che anche nell’antichità latina ci si rivolgeva alle divinità con appellativi del tipo bonus/bona: la valenza di fellow è, comunque, di duplice segno; da una parte, comes/amicus, dall’altra fallo maschile). Thomas Percy, in Reliques of Ancient English Poetry (1765). 3rd. edn. (London: J. Dodsley, 1775), citò questa composizione riferita proprio a tale spiritello:
When house or harth doth sluttish lye,
I pinch the maidens black and blue;
The bed-clothes from the bedd pull I,
And lay them naked all to view.
'Twixt sleep and wake,
I do them take,
And on the key-cold floor them throw.
If out they cry
Then forth I fly,
And loudly laugh out, ho, ho, ho !
Centosettanta anni prima Shakespeare scrisse, in Sogno di una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Dream, 1594):
..that shrude and knavish sprite
Call'd Robin Goodfellow; are you not he
That frights the maidens of the villagery;
Skim milk, and sometimes labour in the quern
And bootless make the breathless housewife churn;
And sometime make the drink to bear no barm;
Mislead night wanderers, laughing at their harm ?
Those that Hobgoblin call you, and sweet Puck,
You do their work, and they should have good luck.
Puck (per gli irlandesi, Pooka) era solo un altro modo di definire lo spiritello in questione.
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
hierzu frz. (l)andier m. `Feuerbock, Widder', auch `Mohn' (= `junges M+dchen', vgl. ital. madona, fantina `Mohn'),
Silmarillion...
madona, fantina son solo palabras medievales :-)
jajajaja
tendria que ser un pochito mas "aggiornato" el Pokorny
...sino Mohn podria ser Monna, como la Monna Lisa...la Gioconda
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
poquito no pochito jajaja
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
creo que sia onomatopeico
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
te imaginas uno que dice :
Monna, verrebbe a prendere un caffé con me?
jajajajajajaja
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
junge frau
joven mujer
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
junge kuh
joven vaca
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
es interesante ver como la raiz de dios y de diablo sean la misma
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
para nosotros seria baubau
el babau es un ser misterioso y negro que te come
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Comme "la Tarasca " en Provence, "lo babau" dans le Pays-Niçois est un être imaginaire dont on se sert pour faire peur aux petits enfants. En ce début d’année 2005, où chaque niçois se doit de préparer le Carnaval
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Lo sabes que tambien los chinos dicen
Mà a la mama
y Pà al papà
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
???que es cuco/coco????
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
http://www.prodigyweb.net.mx/ortegak9/ELCoco.htm
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
esto del cuco es muy extrano...
en italia se dice "vecchio come il cucco"...pero creo que venga de Abacuc
coco no puede ser de Abacuc...un viejo feo
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Nosotros decimos:
deurm que se no ven el babau que te pija, te buta ent'n sac e te mangia
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Yo continuo creendo que venga del personaje biblico de Abacuc...el viejo mas viejo del mundo
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
pija es toma
buta es pone
duerme que sino viene el cuco que te toma y te pone en un saco y te come
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Si tienes razon es un ser misterioso...tiene que ser asì :-)
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
el verbo pijé es como pillar/pilhar/piller pero para los otros es robar, para nosostros es mas generico: tomar
el verbo buté, es cercano al viejo frances better/butter...es en relacion al momento en el cual un arbol "vegeta" en primavera...
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
ah si, tienes razon :-)
hay alguno que dice Barabio...
para nosostros "el barba" es el hombre en general
...a los ninos dicen: "saluta el barba!"
...
tambien en rumano hombre se dice "barbat"
Y para nosostros "babichu" es un dibujo de hombre hecho por un nino
mi dialecto dice "en" y "ent", viene del latin "in" y "intra"...tambiene el ingles tiene "in" y "into"
cuanto a atta...tambien el turco dice "ata"..ve "Ataturk" (Kemal)
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
mira, mira...y baba es padre tambien en algunas lenguas indianas orientales...
baba y papa/papà no estan tan lejos...
daddy tiene algo que ver con ata???
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
en toscano papà se dice "babbo"
Poblamientos: NORBA CAESARINA
año LAUREADO de 1648
creo que sea un año particularmente feliz...glorioso seria mejor..
que pasò en 1648?????
Poblamientos: NORBA CAESARINA
Pero adonde lo vees el "año"?
LORO HABET QVE ILLVD
VINCVLATV ET GAVDE SE-
QVENTI PRIVILEGIO VIDET
CET ANEST? OBTINENDV AB AGI
QVO NEOPHITO EI QVI N SIT?
S.G.S? ET DISCENDENTI PVRI-
TATE LAVREATVS 1648
ANEST no puede ser AN EST?
y CET una abreviacion de CETER...
Poblamientos: NORBA CAESARINA
1648
tratado de Westfalia
Poblamientos: NORBA CAESARINA
segun mi falta algo arriba...
Poblamientos: NORBA CAESARINA
Propongo questa soluzione non definitiva:
LORO (???) HABET QVE EI IL(L)VD
VINCVLATV ET GAVDE SE-
QVENTI PRIVILEGIO VIDEL(I)CET
NON EST OBTINENDV AB AGI
QVO NEOPHITO ET QVI NON SIT
S.G.S.
ET DISCENDENTI
E(T) PRO VERITATE
LAUREATUS 1648
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
por cierto...tienes razon...y dad/tat son muy cercanos
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
mira, mira, "tegi"
en muchos lugares de la Occitania se habla de "tei/teit" con significado de "establo".
En piamontes "tèit" "tet" es un pequenisimo borgo rural, un asientamento de dos o tres familias.
creo que venga del galo "athegia", crzado col latin "tectum"
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
me gustaria saberlo, pero no lo sé...
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Se ocupò de esto Barros Ferreira
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
http://www.istitutoveneto.it/iv/attivita/convegniescuole/animali/III-Caprini.DOC
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
ambos los dos tegi y gori son indoeuropeos
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
he hecho un error enorme:
1) primera categoria: nombres tabù
2) segunda categoria: nombres noa
en polinesio noa es el contrario de tabù...lo que es "ordinario"
www.upch.edu.pe/duiict/Humanidades/Archivos/_0162.Doc
Biblioteca: Ursus, Arktos, Hartza, Oso, Orso, Bear…
Pero el hecho es que Alinei dice que son nombres "noa" bjorn y medvjed...
que quiere decir?
que cuando hay un tabù linguistico, el nombre "normal" deviene diferente???
aiutoooooooo
Hay 1.986 comentarios.
página anterior 1 ... 11 12 13 14 15 ...40 página siguiente